Questa prova di coscienza mi ha preso e toccato.
Mi aspettavo truppe magnifiche sui destrieri a trainarlo; invece il Cerchio Olimpico l'ho visto più crudamente forgiato dagli operai delle acciaierie.
Però il messaggio che era da cogliere, secondo il mio punto di vista (non pretendo certo che sia il più giusto), è stato messo in scena dal tedoforo, l'ultimo. Di solito un atleta importante. Uno solo. Un anziano o un atleta che, a suo modo, ha già fatto la storia. Invece l'ultimo tedoforo, si ferma e lascia l'ultimo giro ad "un altro tedoforo": sette giovani che incendiano i petali di un fiore di fuoco. Sette sconosciuti che hanno avuto un compito così importante. Chi sono? Non si sa. Chi saranno? Nessuno può dirlo. Ma proviamo a pensare, posporre questa situazione. Sicuramente hanno pensato "ora tocca a noi!"; con paura: "magari mi inciampo sulla pista e faccio una figura del tarlo davanti a milioni di persone"; con preoccupazione: "e se non si accende?". Eppure Danny Boyle ha voluto loro. Come a voler dire: siamo giovani certo, lasciateci sbagliare, lasciateci preoccupare, lasciateci delle responsabilità. Solo così, con tutte le cadute e le esperienze, qualche petalo di quel braciere potrà accendersi. E, come quei sette ragazzi, ci verrà voglia di dire "io me la sento, comunque vada". Vorrei che fosse l'Italia, non una storia olimpica!
Godetevi il video!
http://video.corriere.it/sport/olimpiadi/index.shtml
Il Fiore di Fuoco acceso dai 7 ragazzi
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