sabato 27 aprile 2013

Il mio, il nostro PD

Ci ho messo qualche giorno prima di scrivere questo post, con la convinzione che, dato il momento delicato che sta vivendo il mio partito, non fosse necessario e per niente sensato pubblicare l'ennesimo sfogatoio a cui hanno partecipato molti dei nostri maggiorenti, partecipando all'ennesima Fiera delle Occasioni Perdute (sono state spese troppe parole in questi giorni, decisamente troppe).
Purtroppo ammetto che nel Partito Democratico si ha la tendenza a fare una eterna seduta psicanalitica, contando sempre i problemi, evidenziando le divergenze, deprimendosi vicendevolmente. In questa fase così delicata, lasciatemelo dire, smettiamola di recitare questo mantra autolesionista; è ora di fare delle proposte.
La reazione deve avvenire subito, in contrasto con chi, pingue dei suoi rancori personali, tende sempre a farsi il proprio entourage elettorale/congressuale. Alla nostra generazione, delle diatribe passate, non importa nulla. Vogliamo arrivare ad una sintesi: trovo francamente anacronistico, per noi che abbiamo tra i venti e i quaranta anni, parlare ancora di divisioni tra area cattolica e area comunista o di sinistra. Siamo cresciuti in una società in cui queste facezie non esistevano se non nei libri di storia; molti di noi sono nati politicamente con il PD nel 2007, convinti che si potesse fare un partito di centro sinistra riformista e frutto della sintesi tra aree il cui retroterra culturale è certamente diverso, ma il cui fine è il medesimo. Per noi, che queste divisioni non riusciamo proprio a capirle, non è andata giù vedere che le divisioni laceranti che ci trasciniamo dietro da anni, avessero spesso come sfondo tali diatribe polverose, mai superate sino in fondo se non nella base, nel territorio. Non farò nessun attacco personale. Ma è ora di capire che la società contemporanea non si divide più in cattolici e comunisti di centrosinistra! Chiedete a quelli tra noi, che sono cresciuti cattolici e praticanti, cosa ne pensano, ad esempio, delle unioni civili? Sicuramente in qualche consesso avremmo trovato meno difficoltà decisionali che in quelle vissute negli ultimi mesi. Per noi non conta l'affermazione di una parte, per noi conta l'affermazione dei diritti civili e costituzionali nella scala più ampia possibile. A tal proposito - sulla imposizione o meno di una determinata corrente - è ora di capire che la nostra salvezza, ribadisco, è nella sintesi, nel porre un punto da cui partire compatti.
Spesso il punto invece è stato quello di creare una corrente. Non c'è niente di male in una sana discussione interna, fatta di voci e punti di vista differenti. Ognuno ha diritto a dire la propria nelle sedi opportune, ma il Partito Democratico deve uscire con una voce compatta, frutto della sintesi tra le varie "anime" che lo compongono:  perché ci si può infervorare sui metodi da seguire, ma non sull'obiettivo finale; quello deve essere condiviso nella maniera più assoluta. A chi pensa di creare un sistema solare in cui, berlusconisticamente parlando, la persona depositaria di una ermetica saggezza è posta al centro del tutto, rispondo che a centro del tutto deve essere posta l'idea di fondo che guida la nostra azione. Solo così ci lasceremo alle spalle quella visione feudale di cui ha parlato Pierluigi Bersani, confermando le sue dimissioni. Il Partito Democratico non è un territorio di conquista per chi aspira al potere, ma è il mezzo comune a tutti per arrivare ad una società equa rispettosa dei diritti di ciascuno.
Dal 2007 qualcuno ha creato correnti e sottocorrenti, spesso autoreferenziali in cui, appena il Segretario faceva una dichiarazione, un esponente "di spicco" ribatteva il giorno dopo con interviste roboanti, creando confusione nell'elettore, iscritto e simpatizzante.
Questa è una mia opinione, ovvio. Ma dopo aver toccato il punto più basso si può solo risalire. Con ottimismo ed entusiasmo facciamo ripartire la macchina, rimboccandoci le maniche. Portare il partito alla dissoluzione sarebbe una sconfitta per tutti. Io non mi arrendo, il mio PD, il nostro PD non è ancora morto!  

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